A proposito di “Febbre gialla” (1997)

Doveva essere il terzo romanzo con Coliandro e Nikita protagonisti e doveva uscire per la casa editrice Granata Press. La casa editrice fallì e dopo qualche anno, come per magia, Coliandro diventa Vittorio (un poliziotto giovane alle prime armi) e Nikita diventa Angelica (la sorellina di Vittorio).
Un giallo divertente e scorrevole che indaga però su un argomento scottante e scomodo, lo sfruttamento minorile.

La mafia cinese dilaga in piena Bologna.
Vittorio è un giovane poliziotto appassionato di musica. Un giorno, nel centro di Bologna, mentre è a bordo della sua auto viene centrato da un tizio in sella ad una lambretta degli anni '50. L'investitore, che sembra un ragazzo, fugge. Vittorio, che ha raccolto i documenti dello sconosciuto caduti a terra, si trova davanti ad una singolare sorpresa: il ragazzo risulta essere un vecchio di 89 anni. Così Vittorio comincia ad indagare nel mondo nascosto degli extracomunitari cinesi e del lavoro nero ed in piena febbre (raggiungerà i 40 gradi) risolverà il caso.

Fonte: www.carlolucarelli.net

I bambini erano quindici, seduti l’uno accanto all’altro su quindici sgabelli tutti uguali, davanti a quindici banchi tutti uguali, rotondi e di legno nero. La stanza era stretta e lunga, illuminata da un neon che correva bianco e abbagliante lungo la parete. L’odore di cuoio era fortissimo e quasi insopportabile perché c’era una sola finestra, in alto, sempre aperta d’estate e d’inverno ma piccola come la finestra di una cantina. Niente di strano, dal momento che era proprio quello, la stanza lunga: una cantina.
(da: Febbre Gialla, Prologo)


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